Il diritto penale militare dedica ai reati contro il rapporto gerarchico una posizione di primissimo piano in ragione del fatto che la disciplina è uno degli aspetti fondamentali di ogni organizzazione militare che possa definirsi tale. Tanto premesso, sappiate che:
- gli articoli 186 [1] e 195 [2] del codice penale militare di pace (CPMP) trattano rispettivamente dei reati militari di “insubordinazione con violenza” e di “violenza contro un inferiore” (vi ho integralmente postato il testo di tali articoli in nota);
- gli articoli 189 [3] e 196 [4] del CPMP trattano invece dei reati di “insubordinazione con minaccia o ingiuria” e di “minaccia o ingiuria a inferiore” (troverete anche per questi reati il testo integralmente postato in nota!).
Come avete intuito, esiste un evidente parallelismo tra i reati militari che l’inferiore può compiere a danno del superiore (i reati di insubordinazione, appunto!) ed i reati che il superiore può compiere a danno dell’inferiore di grado (quelli che, per intendersi, si realizzano invece con abuso di autorità), al punto che le condotte punibili e le sanzioni applicabili sono sostanzialmente [5] speculari!
I reati contro il rapporto gerarchico non presentano particolari “criticità” dal punto di vista interpretativo e quindi, essendo inutile appesantire troppo il discorso, credo sia opportuno fermarmi qui. Ovviamente, qualora siate interessati a capire cosa di intenda nel codice penale militare di pace per:
- “violenza”, vi rimando allo specifico post che ho dedicato a tale nozione (per approfondire leggi qui!);
- “minaccia”, vi rimando alle considerazioni che troverete nel post sul reato militare di minaccia (per approfondire leggi qui!);
- “ingiuria”, vi rimando infine al post che ho scritto sui reati militari di ingiuria e diffamazione (per approfondire leggi qui!).
Prima di lasciarci, ritengo però opportuno evidenziarvi che:
- l’articolo 190 del CPMP prevede alcune aggravanti al reato di “insubordinazione con minaccia e ingiuria”. Tale articolo prevede infatti che “le pene stabilite dall’articolo precedente [cioè il 189 del CPMP sull’“insubordinazione con minaccia o ingiuria”] sono aumentate: 1) se la minaccia è usata per costringere il superiore a compiere un atto contrario ai propri doveri, ovvero a compiere o ad omettere un atto del proprio ufficio o servizio, ovvero per influire comunque sul superiore; 2) se il superiore offeso è il comandante del reparto o il militare preposto al servizio o il capo di posto; 3) se la minaccia è grave o ricorre alcuna delle circostanze indicate nel primo comma dell’articolo 339 [6] del codice penale. Se ricorre alcuna delle circostanze indicate nel secondo comma dello stesso articolo 339, si applica la reclusione militare da tre anni a quindici anni”;
- l’articolo 198 del CPMP prevede l’attenuante della “provocazione”. Difatti, “se alcuno dei reati preveduti dai capi terzo e quarto [che trattano appunto dell’“insubordinazione” e della “violenza, minaccia o ingiuria a un inferiore”] è commesso nello stato d’ira determinato da un fatto ingiusto del superiore o dell’inferiore, e subito dopo di esso o subito dopo che il colpevole ne ha avuta notizia, alla pena dell’ergastolo è sostituita la reclusione non inferiore a quindici anni e le altre pene sono diminuite da un terzo alla metà”;
- l’articolo 199 del CPMP, prevede infine l’“inapplicabilità” dei reati contro il rapporto gerarchico nel caso in cui le condotte siano state tenute per cause estranee al servizio o alla disciplina militare:“le disposizioni dei capi terzo e quarto [che trattano appunto dell’“insubordinazione” e della “violenza, minaccia o ingiuria a un inferiore”] non si applicano quando alcuno dei fatti da esse preveduto è commesso per cause estranee al servizio e alla disciplina militare, fuori dalla presenza di militari riuniti per servizio e da militare che non si trovi in servizio o a bordo di una nave militare o di un aeromobile militare”. Ovviamente, in tal caso quel che è successo tra superiore e inferiore di grado verrà “derubricato” a semplici percosse o lesioni (per approfondire leggi qui!) ovvero a mera minaccia (per approfondire leggi qui!) o ingiuria (per approfondire leggi qui!).
Penso di aver detto tutto ciò che volevo, non mi resta quindi che salutarvi … ad maiora!
TCGC
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[1]: art. 186 del CPMP – Insubordinazione con violenza:“Il militare che usa violenza contro un superiore è punito con la reclusione militare da uno a tre anni. Se la violenza consiste nell’omicidio volontario, consumato o tentato, nell’omicidio preterintenzionale ovvero in una lesione personale grave, o gravissima, si applicano le corrispondenti pene stabilite dal codice penale. La pena detentiva temporanea può essere aumentata”.
[2]: art. 195 del CPMP – Violenza contro un inferiore:“Il militare, che usa violenza contro un inferiore, è punito con la reclusione militare da uno a tre anni. Se la violenza consiste nell’omicidio volontario, consumato o tentato, nell’omicidio preterintenzionale, ovvero in una lesione personale grave o gravissima, si applicano le corrispondenti pene stabilite dal codice penale. La pena detentiva temporanea può essere aumentata”.
[3]: art. 189 del CPMP – Insubordinazione con minaccia o ingiuria:“Il militare, che minaccia un ingiusto danno ad un superiore in sua presenza, è punito con la reclusione militare da sei mesi a tre anni. Il militare, che offende il prestigio, l’onore, o la dignità di un superiore in sua presenza, è punito con la reclusione militare fino a due anni. Le stesse pene si applicano al militare, che commette i fatti indicati nei commi precedenti mediante comunicazione telegrafica, telefonica, radiofonica o televisiva, o con scritti o disegni o con qualsivoglia altro mezzo di comunicazione, diretti al superiore”.
[4]: art. 196 del CPMP – Minaccia o ingiuria a un inferiore:“Il militare, che minaccia un ingiusto danno ad un inferiore in sua presenza, è punito con la reclusione militare da sei mesi a tre anni. Il militare, che offende il prestigio, l’onore o la dignità di un inferiore in sua presenza, è punito con la reclusione militare fino a due anni. Le stesse pene si applicano al militare che commette i fatti indicati nei commi precedenti mediante comunicazione telegrafica, telefonica, radiofonica o televisiva, o con scritti o disegni o con qualsivoglia altro mezzo di comunicazione, diretti all’inferiore. La pena è aumentata se la minaccia è grave o se ricorre alcuna delle circostanze indicate nel primo comma dell’articolo 339 del codice penale. Se ricorre alcuna delle circostanze indicate nel secondo comma dello stesso articolo 339, si applica la reclusione militare da tre a quindici anni”.
[5]: una evidente differenza si riscontra solo nel quarto comma dell’art. 196 del CPMP sulla “minaccia o ingiuria a inferiore” che non trova riscontro nel corrispondente art. 189 sull’“insubordinazione con minaccia o ingiuria” ma nel successivo art. 190 del CPMP.
[6]: art. 339 del c.p.:“Le pene stabilite nei tre articoli precedenti sono aumentate se la violenza o la minaccia è commessa nel corso di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico ovvero con armi, o da persona travisata, o da più persone riunite, o con scritto anonimo, o in modo simbolico, o valendosi della forza intimidatrice derivante da segrete associazioni, esistenti o supposte. Se la violenza o la minaccia è commessa da più di cinque persone riunite, mediante uso di armi anche soltanto da parte di una di esse, ovvero da più di dieci persone, pur senza uso di armi, la pena è, nei casi preveduti dalla prima parte dell’articolo 336 e dagli articoli 337 e 338, della reclusione da tre a quindici anni, e, nel caso preveduto dal capoverso dell’articolo 336, della reclusione da due a otto anni. Le disposizioni di cui al secondo comma si applicano anche, salvo che il fatto costituisca più grave reato, nel caso in cui la violenza o la minaccia sia commessa mediante il lancio o l’utilizzo di corpi contundenti o altri oggetti atti ad offendere, compresi gli artifici pirotecnici, in modo da creare pericolo alle persone”.